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CME U2Midi v2 & Ubuntu

Il CME U2Midi v2
Il CME U2Midi v2

Mi è arrivato oggi il CME U2Midi, comprato su MusicTown.de a 23,90€ + spedizione = totale di 31,90€.

L’avevo ordinato venerdì, arrivato oggi con corriere Bartolini, quindi 3 giorni lavorativi dalla Germania: niente male!!!

Il U2Midi è un’interfaccia USB-MIDI, anche se apparentemente appare come un cavo midi-usb, con un connettore USB lungo quanto una chiavetta.

E l’ottima notizia è che funziona assolutamente bene out of the box sotto la mia Ubuntu Linux 8.10, kernel 2.6.27-12-generic, tutto perfetto!!! Potete leggervi il relativo output di lsusb qui.

Il U2MIDI tra le porte di input/output di Qjackctl
Il U2MIDI tra le porte di input/output di Qjackctl

Appena connesso appare subito tra le porte di qjackqtl, e funziona benissimo con OberhEditor, il mio programmino per la gestione delle scalette sulla mia Oberheim MC3000.

Alcune informazioni per chi fosse interessato:

  • Cavo per MIDI-IN e OUT
  • Interfaccia USB 2.0
  • 3 Led per segnalare la trasmissione, uno su ogni connettore. Possibilità di modificare il comportamento dei led tramite messaggi SysEx.
  • cavo da 2 metri

Tabella dei messaggi sysex per impostare i vari parametri (li scrivo su questo post perché su internet non ho trovato nulla, e potrebbero essere utili a qualcuno):

F0 00 20 63 00 0B 00 01 F7 Modo normale (velocità USB)
F0 00 20 63 00 0B 00 02 F7 Modo USB Hi-Speed
F0 00 20 63 00 0B 00 03 F7 Niente LED
F0 00 20 63 00 0B 00 04 F7 LED lampeggianti velocemente
F0 00 20 63 00 0B 00 05 F7 LED lampeggianti lentamente (default)
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Plugin Java: hai rotto.

java_duke_making_shit_clear

Basta.

Io e qualsiasi plugin java del cazzo abbiamo definitamente chiuso.
Addio.
Non avrò di certo rimpianti.

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Antialias di gnome-terminal e programmi QT4

Sono passato da pochi giorni ad Ubuntu 8.10 Intrepid Ibex, ma il più grande salto è stata la migrazione alla versione 64bits.
Avendo letto commenti non molto positivi qua e là sui forum ero abbastanza scettico riguardo alla 64bits, ma grazie alla testimonianza a dir poco entusta del mio amico Pedro ho deciso di fare questo passo.
I risultati sono decisamente ottimi: il sistema è molto più fluido rispetto a prima… se l’avessi saputo!!!

Comunque scrivo questo post per la soluzione ad un problema che mi si è presentato: l’antialias (e l’hinting) dei caratteri con gnome-terminal e i programmi che girano grazie alle QT4 sotto Gnome.
Io ho settato l’antialias per visualizzare perfettamente i caratteri con il mio schermo:

Dettagli sulla visualizzazione dei caratteri.

e i caratteri delle finestre sono ok, MA alcune applicazioni come gnome-terminal e appunto quelli che girano con le QT (qjackctl, virtualbox, skype…) apparivano sfocati o comunque da schifo.

La soluzione nel mio caso è racchiusa in questi comandi:

cd /etc/fonts/conf.d
sudo rm 10-hinting-medium.conf
sudo rm 10-no-sub-pixel.conf
sudo ln -s ../conf.avail/10-hinting-full.conf

Attendere qualche secondo per concedere a Gnome di riprendersi, agitare bene e servire freddo. (D)

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Il NAT: cos’è e come funziona

Attenzione: articolo per Nerds !!!

Il NAT (Network Address Translation) è un meccanismo delle reti che serve per tradurre gli indirizzi IP delle macchine.

Vediamo di capire con un esempio pratico.

Ruggiero ha una rete LAN composta da 2 PC fissi ed un portatile, e si connette ad internet attraverso un router ADSL.

Ogni computer, per connettersi alla Grande Rete, ha bisogno di un proprio indirizzo IP, ma il problema è che il numero totale di indirizzi (circa 4 miliardi) non è sufficiente per tutti i PC (ed apparati).

Inoltre il service provider di Ruggiero gli fornisce un solo IP, quindi dovrebbe connettersi solo con un computer alla volta… 🙁

E invece no!

Ecco che ci viene incontro il NAT: in pratica il gateway (punto d’uscita, è la macchina al quale tutti i pc della mia rete chiedono: “ehi, io voglio questo indirizzo, su, dammelo!!!”, quindi nel nostro esempio è il router ADSL) si tiene per sè l’indirizzo assegnato dal provider, e si prende l’incarico di gestire le connessioni, è come un rappresentante di un’azienda: lui parla con il cliente, il quale non vedrà mai tutto il sistema aziendale che ha incaricato questo nostro rappresentante.

Ok, ma cosa fa in pratica?

Ogni pacchetto TCP/IP ha delle bolle di accompagnamento, tra cui l’indirizzo del mittente e quello del destinatario; il router non fa altro che sostituire l’indirizzo del mittente con il suo (assegnato dal provider), e segnarsi su un block notes (tabella di NAT) che le risposte che torneranno andranno recapitate al determinato mittente della rete locale.

Così facendo, i pacchetti che vengono iniettati su internet hanno come indirizzo mittente quello del router, e il destinatario risponderà sempre a quell’indirizzo (conosce solo quello!), e il router smisterà i pacchetti che gli arrivano dall’esterno.

Nel caso più generale, il gateway può non essere un router, ma anche un PC vero e proprio, magari una linux box.

Questo procedimento è detto MASQUERADING, ovvero il router maschera all’esterno il vero mittente.

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Installare W3C XHTML Validator 1.0 su Ubuntu

Update 16/06/11: aggiornata la guida per Natty Narwhal

Il W3C Validator è un programma che consente di controllare se il codice (X)HTML delle proprie pagine è valido e rispetta gli standard. Nasce come servizio web gratuito, ma può risultar comodo e molto più rapido installarlo sulla propria macchina per utilizzarlo in locale (magari offline), o all’interno della propria LAN.

Ubuntu Linux contiene all’interno dei propri repository il pacchetto w3c-markup-validator, ma purtroppo è una versione decisamente vecchia, la 0.7.4 (su Lucid Lynx), mentre l’attuale 1.0 è molto più piacevole esteticamente, e funziona molto bene.

Ecco quindi un tutorial per installarlo sulla nostra Ubuntu box.

Installiamo le dipendenze, aprendo un terminale e dando:

sudo apt-get install opensp libosp-dev libapache2-mod-perl2 mercurial apache2 libjson-perl libxml-libxml-perl

Scarichiamo i sorgenti dal repository di sviluppo Mercurial:

hg clone http://dvcs.w3.org/hg/markup-validator/

Ora installiamo i moduli di Perl richiesti:

sudo perl -MCPAN -e "install Bundle::W3C::Validator"

Partirà una configurazione, armatevi di pazienza, date sempre invio, eccetto quando chiede continente e nazione (utilizzati per utilizzare i server più vicini). Quando avrà finito, perl si chiuderà automaticamente, mostrandovi il prompt.

cd markup-validator
sudo mkdir -p /usr/local/validator
sudo cp -R htdocs httpd/cgi-bin share /usr/local/validator/
sed "s/w3c-validator/validator/" httpd/conf/httpd.conf > validator.conf
sudo mv validator.conf /etc/apache2/conf.d/
sudo mkdir -p /etc/w3c
sudo cp /usr/local/validator/htdocs/config/* /etc/w3c/

Ora dobbiamo modificare la configurazione per permettere al validatore di validare anche pagine locali (non solo sul web):

sudo gedit /etc/w3c/validator.conf

Andiamo a riga 57, e modifichiamo la riga così:

Allow Private IPs = yes

Salviamo e chiudiamo gedit.

UPDATE: con il mod_perl2 abilitato in Apache, sembra che ci sia un bug che non permette di parsare gli url. La soluzione è disabilitarlo con il questo procedimento:

Modifichiamo il file di configurazione del validator per Apache:

sudo gedit /etc/apache2/conf.d/validator.conf

Commentiamo attorno a riga 38 tutto questo (mettendo un # all’inizio di ogni riga):

<IfDefine MODPERL2>
# Note: this affects the whole server, not just the validator.
PerlSwitches -T
</IfDefine>

e anche attorno a riga 46, tutto questo:

<IfDefine MODPERL2>
SetHandler            perl-script
PerlResponseHandler   ModPerl::Registry
PerlOptions           +ParseHeaders
</IfDefine>

Salviamo e chiudiamo gedit.

Torniamo al nostro terminale:

sudo a2enmod expires
sudo a2enmod include
sudo a2enmod proxy

Riavviamo il webserver apache:

sudo apache2ctl graceful

Ecco il nostro validator ora disponibile all’indirizzo http://localhost/validator/ .

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Acer Aspire 1640, Modem e Ubuntu Hardy

Il modem in questione (con chipset Conexant) funziona sotto Ubuntu Hardy, oltretutto è lo stesso (mi sembra) del mio portatile, ora in assistenza, quindi ci sono buone possibilità che funzioni.

Avevo avuto grossi problemi nel cercare di farlo funzionare sotto Gutsy.

I driver sono i Linuxant (che sarebbero a pagamento ma Dell li mette a disposizione in versione OEM, comunque senza il limite dei 14kb/s) per Ubuntu a 32bit, e li potete trovare sul sito della Dell.

Per altre architetture potete scegliere quello che più vi si addice.

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Come disattivare il firewall su Ubuntu Linux

Visto che dalle ricerche che gli utenti fanno per finire sul mio blog appare spesso questo dilemma, vediamo di fare un po’ di chiarezza.

Come togliere il firewall su Ubuntu?

Prima di tutto aprite il terminale (Applicazioni -> Accessori -> Terminale)

Ed inserite questo comando (è importante scriverlo ESATTAMENTE come qui riportato):

echo j49dt84ksod903ksKJSkaq09k > /dev/null

Poi premete invio.

Ripeto, è di fondamentale importanza copiarlo esattamente così come lo trovate qui sopra.

Fatto?

Bene, ora il vostro firewall è disabilitato.

Ehi ma… non ci spieghi nemmeno cosa hai fatto?

Semplice, il comando qui sopra non fa un bel niente, era per divertirmi un po’ alle vostre spalle 😀 .

Di default, Ubuntu è senza firewall attivo.

Lo potete verificare dall’output del seguente comando:

sudo iptables -L -n

Le tre catene di INPUT, OUTPUT e FORWARD sono impostate tutte su ACCEPT, ovvero fai passare tutto.

Se quindi avete cercato informazioni su questo problema probabilmente la causa è da qualche altra parte, tipo nel forwarding delle porte sul vostro router.

Mentre invece se queste regole vi sembrano un po’ troppo permissive o siete maniaci della sicurezza, potete leggere qualche nota che ho scritto tempo fa a riguardo.

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Ma che carino

dpkg: valuto la rimozione di feisty-gdm-themes in favore di ubuntu-gdm-themes ...
dpkg: si, rimuoverò il pacchetto feisty-gdm-themes a favore di ubuntu-gdm-themes.

Mi piace quando il mio PC mi parla.

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Pidgin, YahooMessenger e caratteri accentati

Ho provato ad aggiungere il mio account su yahoo in pidgin, ma ho riscontrato un paio di problemi. Quindi lascio ai posteri la mia esperienza.

  1. Crea un account qui, se non ce l’hai.
  2. Apri pidgin, menu Account -> Gestisci -> Aggiungi
  3. Crea un account, utilizzando impostazioni tipo queste:
  4. Poi, per evitare il problema delle lettere accentate (causate dal default encoding errato), andiamo in avanzate, impostiamo il tipo di codifica a UTF-8:
  5. Successivamente, procedi ad aggiungere i contatti. Il problema che ho avuto a riguardo è che se il tuo amico non ti aggiunge, continui a vederlo offline. Non appena ti aggiunge tra i suoi contatti, ogni problema vien risolto.
  6. Goditi le emoticons, che per questo protocollo sono veramente esilaranti! 🙂
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Rendere sicura una linux box con Ubuntu

Linux è sicuro? Forse.
Ma se facciamo qualcosa per renderlo ancora più sicuro, è meglio.
Vediamo quindi di migliorare la nostra linux box coniugando flessibilità e sicurezza.

Questo tutorial è pensato per un PC con 2 interfacce di rete, una ethernet, e una wireless.
E’ un PC client, quindi non fa da gateway verso altri pc, e si connette ad internet attraverso una delle suddette interfacce.

Permettere l’accesso tramite shell SSH

SSH è un protocollo che permette di accedere (previa autenticazione) alla linea di comando di un pc. Quindi io posso, da un qualsiasi posto (si, ok, quasi), accedere al mio computer, che si può trovare anche dall’altra parte del mondo, e svolgere operazioni, come lanciare programmi, leggere/modificare/creare files… Tutto da linea di comando.
Capite che è una figata, ma “regala” l’accesso a tutto quanto, se configurato male.

Cominciamo con l’installare il server:

sudo apt-get install openssh-server

Ora modifichiamo il file di configurazione, per renderlo un po’ più sicuro:

sudo gedit /etc/ssh/sshd_config

Cambiamo la riga in cui c’è PermitRootLogin, decommentiamola (togliendo il #) e modifichiamola in:

PermitRootLogin no

Aggiungiamo anche la riga:

AllowUsers vostroutente

Impostare un firewall

Mi sono scritto uno script che utilizzo come firewall, e che condivido con voi.
Questo firewall vi protegge da attacchi di spoofing, pacchetti malformati, servizi in ingresso non consentiti, brute force attacks sul servizio SSH, e altre amenità.
Le policy che utilizzo sono:
verso l’esterno consenti tutto, in modo da darmi flessibilità ogni volta che mi serve un servizio diverso;
verso l’ingresso blocca tutto, eccetto quello che specifico esplicitamente (vedi file)

Il file da scaricare è iptables.conf ed è abbastanza commentato, quindi risulterà semplice modificarlo ed adattarlo per le proprie esigenze.

Una volta scaricato, spostiamolo nel percorso corretto:

sudo mv /percorso/per/il/file/iptables.conf /etc/

Diamogli i giusti permessi:

sudo chmod 700 /etc/iptables.conf

Ora scarichiamo questo script per il relativo caricamento: iptables.sh, e diamo:

sudo mv /percorso/per/il/file/iptables.sh /etc/init.d/iptables

Diamogli i giusti permessi:

sudo chmod 766 /etc/init.d/iptables

Ora è giunto il momento di dargli una sistemata:
Si presuppone una conoscenza base di concetti come indirizzi IP, maschere di rete, gateway, porte.

sudo gedit /etc/iptables.conf

Una volta adattato alle nostre esigenze, facciamo in modo che si carichi automaticamente anche all’avvio:

sudo update-rc.d iptables defaults

Da ora in poi sarà possibile attivare o disattivare il firewall con un:

sudo /etc/init.d/iptables start

oppure

sudo /etc/init.d/iptables stop

(o ancora, restart, per riavviarlo, tipo quando fate delle modifiche al file di configurazione)

Se avete problemi, o non capite come adattarlo alle vostre esigenze, basta un fischio 🙂